25/02/10

"INDOVINA CHI E' L'ULTIMO UMANO?"


“Indovina chi è l’ultimo?” Ecco l’ennesimo slogan provocatorio di propaganda politica italiana. Il messaggio risulta chiaro: gli immigrati subiscono la colpa di precedere gli italiani nell’erogazione dei servizi sociali. Quello che il manifesto non dice, ma nel quale trova invece la propria ragion d’essere, è il disperato (quanto volgare) tentativo di individuare un capro espiatorio per giustificare il malessere del vivere attuale. Un gioco pericoloso e troppo facile che crea una guerra tra poveri. I messaggi sono volti a creare un odio che serve solo ad un tornaconto elettorale. La questione dell’immigrazione non deve scadere in un pericoloso discorso di precedenza di diritti. I migranti e gli italiani, al di la dei costumi e della religione, sono tutti esseri umani. “La Repubblica italiana, infatti, riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Questa non è una frase pronunciata da qualche estremista anarchico ma è l’articolo 2 della nostra Costituzione. Piuttosto che scaricare le colpe verso i soggetti più deboli, bisognerebbe avere un sistema di servizi sociali più efficace; la carenza delle risorse per le politiche sociali crea (effetto paradossale) una guerra tra poveri che va assolutamente evitata. Inoltre il supporto dell’immigrazione alla nostra economia è necessario, i nostri imprenditori e Confindustria sono i primi a dirlo. Abbiamo deciso di metterci in gioco per scongiurare alcuni fatti sconvolgenti che stanno caratterizzando questa contingenza storica. Siamo preoccupati perché il clima che va creato è quello dell’integrazione e non quello dell’indifferenza o dell’odio. È una via obbligatoria! Il clima di xenofobia che qualcuno sta diffondendo deve essere fermato per il bene di tutti noi. Questo tipo di slogan elettorali sembra l’emblema di una certa classe politica che invece di fornire motivazioni serie e plausibili riguardo alle proprie decisioni “politiche”, preferisce cavalcare l’onda della paura per una situazione sempre più instabile (soprattutto dal punto di vista economico) distogliendo l’attenzione con soluzioni banali e discriminanti, fomentando il mito di una politica che “con la bacchetta magica risolve i problemi della gente”. Quanto di più lontano da quella che pensiamo essere la reale via da perseguire. È necessario che la cittadinanza si interessi seriamente sul tema, si interroghi e affronti lo stato delle cose. Non possiamo passare come razzisti, non possiamo permettercelo! Oltre ogni aspetto di legalità o di economia noi crediamo che il problema debba anzitutto essere affrontato da un punto di vista umano, cercando di riconoscere nello sguardo dell’altro un’opportunità per il futuro piuttosto che una minaccia per il presente. Forse solo condividendo questo sguardo potremo uscirne insieme. Altrimenti, e questa è l’unica certezza, nessuno ne uscirà incolume. E se tra un impegno e un altro, iniziassimo a interrogarci su cosa ci è rimasto di umano da condividere?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Parole sante. Si vergognino i leghisti.

daniele