08/06/17

Piazza deleghizzata, tagliaerbe antirazzisti ed altre sciaradiche storie - Cosa è successo a Corridonia per #maiconsalvini?



Sintesi di una calda giornata: la Questura ci sopravvaluta; la politica ci sottovaluta; in molti ci attaccano, per strada e soprattutto su facebook. Praticamente un buco nell'acqua.
Invece non è andata proprio così. La volontà di riaffermare il principio dell'uguaglianza, il giorno in cui Salvini è venuto a farci visita a Corridonia ha fatto sì che la sua propaganda non venisse enunciata in pubblica piazza. E sopratutto che, in città, si è manifesta più di una voce antirazzista.
Morale della favola: c'erano tanti poliziotti e carabinieri a proteggere il segretario della Lega Nord. Simbolicamente stretti attorno al predicatore, quasi per non fare uscire l'odio razziale dalla sala. Si è udito <<se governeremo Corridonia e l'Italia useremo le ruspe per sgomberare i clandestini e i rom>>. Parole confortanti, potremmo dire, a quelli che ancora hanno bisogno di ascoltare il suo parere per farsi un idea compiuta.



Per *fortuna* non sono state pronunciate vicino ai giardini pubblici, dove giocavano felici e spensierati piccoli pakistani, romeni, indiani, insomma bambini. Delle etnie che popolano la nostra multietnica cittadina, costruita nei secoli dai latini, dai longobardi, dagli ebrei e dagli albanesi, solo per citarne alcuni.



In gioco non c'era, come alcuni sostengono, la sacrosanta libertà di pensiero, diritto che è stato esercitato da ognuno nei propri spazi, ma la lotta alla pericolosa propaganda razzista, reato che la Repubblica sancisce ma che lo Stato non perseguita.
Questo abbiamo manifestato con il nostro presidio ironico e antirazzista. Diffondendo materiale informativo, contro l'assuefazione e l'indifferenza alla retorica leghista. Discutendo con i cittadini che si sono avvicinati al nostro banchetto. Offrendo ciliegie e porchetta. Circondandoci da 44 gattini antifascisti, giusto per non farsi sentir dire che eravamo quattro gatti. Con un tagliaerba, al posto della famosa ruspa, che falcia la zizzania del razzismo.




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