NOI CHI SIAMO?
Per una nostra coscienza/definizione nel/del Virtuale
Come tutti potete ben vedere siamo un blog, uno dei tanti punti di snodo di questa rete informatica che ricopre il mondo. Un approdo per i naviganti del nuovo mondo! “Grazie al cazzo – mi risponde lo schietto – lo deduco da solo, vai al sodo!”. Ah, giusto. Allora è meglio che io passi a descrivere gli intenti e le finalità che dovrebbe avere questo “parcheggio” di informazioni, sorto tra le turbolenze della rete. Ecco, la questione inizia a delinearsi meglio – penso tra me e me – ma si fa più complicata…devo ammettere. “Come complicata (???) – continua lo schietto – apri un blog e non sai cosa vuoi farne ?!” …Come fa a sentirmi lo schietto? …Come non so cosa farne? – tengo duro e con fermezza replico (“Ma a chi replichi?” Allo schietto “Ma chi è lo schietto?” La proiezione immaginaria della schiettezza “Ah, capisco”…ma chi è mi interrogava sulla replica? …se il tu immaginario era occupato con la schiettezza …ma che ne so) - un blog è un divenire infinito di possibilità: informazione, musica, politica, critica, possibilità di confronto e di condivisione. Infinite possibilità “si, queste cose le so… dimmi in concreto cosa volete fare, a quale pubblico vi rivolgete, quali competenze specifiche avete, che risultati volete ottenere…queste sono le cose importanti”; mmm, questi sono particolari che affronteremo strada facendo – comunque devo dire sta diventando un po’ troppo schietto lo schietto… la proiezione immaginaria della schiettezza troppo schietta, mi piace…ma come faccio a fare il paragone tra la schiettezza reale e l’immaginario della schiettezza… l’effetto di realtà è dell’ordine dell’immaginario … Baudrillard basta, non ce la faccio più – pian piano troveremo la nostra strada e troveremo le nostre competenze. E poi la virtualizzazione, come di dice un tizio, non mi ricordo chi, da qualche parte, non mi ricordo nemmeno dove:
"diventa vettore essenziale della creazione di nuove realtà…si vive come uscita dal “ci” dell’”esser-ci” heideggeriano, nella ripresa dell’ex-sistere, dove esistere sta per essere situato e il suffisso ex indica infuori da. Questa uscita da “ci”, che avviene con velocità diverse e in spazi-tempi mutanti, riapre evidentemente il campo problematico al tema della soggettivazione, nella presa d’atto del protagonismo del sapere sociale, da non considerarsi non soltanto antropologicamente, ma come un immenso ipercorpo ibrido, sociale e tecnobiologico… La potenza di metamorfosi che si esprime anche nell’umano, in configurazione sempre variabili, trova ospitalità piena in una dimensione dove gli incontri, le composizioni/combinazioni tra i corpi e i pensieri,vengono stimolati e favoriti"[1]
vedi, signor schietto – proclamo dall’alto dell’autorità conferitami dalla citazione – il vituale permette infinite attualizzazioni, ma soprattutto la condivisione di questo, chiamiamolo così, divenire in potenza eternamente presente, una creazione perpetua, meglio: una con-creazione perpetua. “si certo, ma tu consideri solo un lato del Virtuale, troppo parziale, un altro tizio invece, a tal proposito scrive questo”:
"Il mondo ci è dato. Ora secondo la regola simbolica, ciò che ci è dato si deve poterlo rendere. … Oggi non abbiamo più nessuno cui render grazia, dal momento che ogni trascendenza è scomparsa. E se non possiamo dar nulla in cambio del nostro mondo, quel mondo è inaccettabile.È così che si dovrà liquidare il mondo naturale per, per sostituirgli il mondo artificiale – un mondo costruito di sana pianta per il quale non dovremo rendere conto a nessuno…. Il Virtuale appare come soluzione finale allo scambio impossibile del mondo. Ma con questo la faccenda non è chiusa. Perché non ci sottrarremo al nuovo debito, contratto questa volta verso noi stessi. Come assolverci da questo mondo tecnico e da questa onnipotenza artificiale?Dovremo allora, anche in questo caso, non potendolo scambiare (con cosa?) distruggere questo mondo o negarlo. Ne deriva, proprio mentre procediamo nella costruzione di questo universo artificiale, l’immenso controtransfert negativo nei confronti della Realtà Integrale che ci siamo forgiati."[2]
Hai capito! il Virtuale è una soluzione nichilista al nulla, è inutile che cerchi finalità varie o nobili scopi, li non ci sarà mai nulla di valido, perché se sta li, c’è solamente per poterla scambiare, per quel poco che possiamo ancora scambiarci; e non perché gli attribuiamo un qualche valore. Anzi, più si espande il virtuale più cresce il reale, ma venendo a mancare il suo principio, ecco quello che siamo: un perpetuo riprodursi dello stesso”mammamia quanto è schietto questo schietto… ci sarà pur qual cosa che potremo fare … e poi risulta parziale anche il tuo discorso, non coglie affatto le possibilità positive, che nonostante tutto ci sono, e come se ci sono. Il tuo è un processo volto esclusivamente alle intenzioni, che è vero sono fiacche, ma non per colpa del virtuale. Il virtuale è una conseguenza, un effetto, non una causa.
Le intenzioni si possono risvegliare anche attraverso il Virtuale….
….con questo augurio, ma anche con il monito di cui sopra ,vi (ci) dico in bocca al lupo per questo viaggio…
Massimiliano Orazi
P.S. noi siamo un dialogo, interiore e con l’altro, spero che con il blog avvenga lo stesso
NOTE:
[1]Ubaldo Ladini, Le età del corpo, p. 120; in Simulacri e filosofia. Maschere, segni, eventi nella polis contemporanea. Millepeiani n. 12, edizioni Mimesis, Milano, 1997. In questo saggio Ladini discute il virtuale come categoria filosofica alla luce delle analisi di P. Levy e G. Deleuze.
[2] Jean Baudrillard, Il patto di lucidità e l’intelligenza del male, Raffaello cortina editore, Milano, 2006, p. 26
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