08/07/09

L'ARTE DELLA POLITICA

Al ballo mascherato delle celebrità ….. o alla ricerca della maschera dell’autenticità.

Lo confesso, voglio essere polemico. Polemico con fatti, decisioni e discussioni di cui, confesso anche questo, non sono pienamente a conoscenza nella loro co(i)mplicata rilevanza. Non voglio trarre conclusioni, cercare colpe o imputare condanne.
È uno sfogo attraverso cui voglio analizzare me stesso, i miei pregiudizi, le mie precomprensioni, i miei limiti strutturali (congiunturali non interesserebbe nessuno) di ventenne. È uno sfogo volto ad afferrare la mia ombra, che mi segue angosciante e mi piega innanzi la verità che risplende come un croco.
È uno sfogo con cui denunciare che la verità sembra dileguare al cospetto dell’ombra, al cospetto della volontà di sopprimere l’ombra, (qualcuno la chiama la volontà di spettacolo) che tutto vanifica. La nostra ombra si impossessa della nostra volontà razionale e impotenti ci vediamo trasportare (sarebbe meglio “accadere“ ma il discorso, anche qui, si co(i)mplicherebbe, sfuggendo alle mie possibilità) lontani dall’orizzonte della verità. Baudrillard e i simulacri:il simulacro non nasconde la verità, ma l’assenza di verità.” Certo, ma se così è, e così penso che sia guardando la calca in un centro commerciale pronta a costruire i propri simulacri (nulla di male per carità, ma questo è;….. un tantino di male però, fatemelo dire, c’è, grazie); allora dovrei rivedere il giudizio sulla verità: non risplende più come un croco perduto in mezzo ad un polveroso prato, ma diventa qualcosa di labile, di non assoluto, qualcosa che “si desidera spogliarla soltanto perché è così difficile immaginarla nuda”.
Qualcosa verso cui saremo proiettati, gettati senza poter mai reperire la sua presenza nella maniera in cui reperiamo la presenza di un oggetto, di un qualcosa che valga di per se stesso. Ecco quindi che instancabilmente continuiamo a cercarla, senza però dubitare sulla sua esistenza, fosse pure nascosta. C’è chi ne ha dubitato, la verità come colpo di mano della forza o della paura, brutta fine però. Tragedia, la prima. Abisso, quest’ultima. Seduzione, quella di mezzo. Sfogo del tutto personale, per nulla attendibile. Sfogo che, adesso, qui, mentre sto scrivendo, partecipa a rendere più chiaro il ruolo svolto, o che dovrebbe svolgere l’arte. Il ruolo che l’arte dovrebbe svolgere nella politica, nel politico.
Rovesciando il titolo, direi la politicità dell’arte. L’arte come momento necessario della - per la - convivenza umana in cui l’ombra si concede all’uomo o al contrario l’uomo cattura la propria ombra (non ne so a sufficienza per stabilirlo). Se è vero che trascinati recitiamo qualche istante la vita non pensano all’applauso, allora il ruolo dell’arte è quello di occuparsi di quel “trascinati”. Stiamo sopprimendo la nostra ombra. Con questo stiamo sopprimendo anche l’arte. Prendo spunto da un articolo Vi leggo “Riderà e, pur sforzandosi, non comprenderà quel pittoresco periodo della storia in cui non si privilegia l’Aleteia, la verità, neanche quella artistica” . Il soggetto è un supposto studioso del futuro, indaffarato a ripercorrere il passato, il nostro presente.
Voglio proseguire la riflessione, piuttosto interessante. Una riflessione portentosa, come portentosa è la tematica analizzata: il restauro di un dipinto che ritrae mussolini su un cavallo alato.Il dipinto è situato nel consiglio comunale….il palazzo del potere. Mi domando quale potrà mai essere stata l’epoca in cui si privilegiava la verità, maaaa, chi lo sa? Mi domando quale potrà mai essere stata l’epoca in cui si privilegiava la verità artistica, maaaa, chi lo sa? Mi domando quale sarà mai la verità artistica, maaaa, chi lo sa? Sulla verità e basta non mi faccio più domande. Aspettate un attimo, rileggo meglio: verità come AlétHeia. Aaahhh, la verità, quella dei greci, alétheia e doxa. Allora esiste la verità. Mmmm…a-lethe…non-nascondimento. Se non ricordo male per i greci assume un’accezione diversa rispetto alla rivisitazione heideggeriana. Platone rifiutava l’arte in nome della verità….ma allora niente verità artistica. Heidegger rintraccia nell’arte la possibilità di attingere la verità… ma verità non come presenza, ma come non-nascondimento. Meglio: come darsi ritraendosi…e allora niente verità da far valere.Lasciamo stare.È ora di tarare le fila su questo sfogo.
Troppi dubbi, poca sostanza.
Troppa confusione, poca chiarezza.
Uno sfogo che sembra cedere alla volontà mascherata dei grandi esempi. Uno sfogo irresponsabile che si lascia corrompere dall’autorità delle parole, senza spirito critico, invece, sui fatti. Prarandosi il culo con riserve varie ad approfondire fino in fondo l’oggetto in analisi, girandoci intorno con superficialità (rimanendo in superficie: tenendosi sempre a galla), spacciata per umiltà o peggio saggezza….. Che credevate, questa è l’arte della politica ! … ma non pensate di superarla con buoni valori o sostanze varie ….che credete, questa è l’arte del politico. E allora che rimanga l’arte.
L’arte in politica.
L’arte per il politico.
Ma qui da noi non si può; che dico. Mettiamo le telecamere e resuscitiamo l’arte….
evvai con la simulazione dell’arte.

Lo Schietto

P.S .Edgar Allan Poe … la mascherata della morte rossa, la morte entra nel palazzo del potere: lo distrugge…. la morte entra nel discorso...lo stermina….la morte entra nell’arte…la crea

P.S .2 Non cercate un senso dello scritto. Ma se glielo date l’otterrete. Del resto come:“L’acqua in polvere. Aggiungere dell’acqua per ottenere dell’acqua”. (Jean Baudrillard)

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