Giovedì 8 marzo, presso la Società Operaria Mutuo Soccorso di Corridonia, avrà inizio (In)visibile, breve viaggio nel cinema italiano scomparso e/o non distribuito, progetto ideato e organizzato da Alterazione - Libera associazione di idee con la nostra collaborazione e quella della SOMS stessa.
La rassegna CineSOMS prosegue nel percorso intrapreso lo scorso anno, con l'obiettivo di proporre una riscoperta di certo cinema italiano, che non ha la maniacale pretesa di riempire le sale cinematografiche, ma che punta direttamente al cuore dei problemi che, in un modo o nell'altro, fanno parte della storia della nostra Repubblica.
(In)visibile è il cinema documentario dei primi anni Sessanta, che subisce la censura di critica e distributori, nel momento in cui si ferma a riflettere e non si piega alla logica secondo la quale il neorealismo è morto e la cinematografia deve essere la narrazione del miracolo economico. Ça ira – il fiume della rivolta di Tinto Brass, piuttosto che L'Italia non è un paese povero di Joris Ivens, incontrano in quegli anni una serie invalicabile di ostacoli, tant'è che la produzione del documentario del cineasta olandese ha una storia degna di un thriller.
(In)visibile diviene, negli anni Settanta, un certo tipo di cinema di impegno politico, e con questo tutta una serie di registi ed attori che, pur ottenendo un grande successo di pubblico e di critica anche a livello internazionale (si pensi ai casi di Elio Petri e Gian Maria Volonté), subiscono una forte marginalizzazione.
(In)visibile è il cinema che in Italia prova, senza gli orpelli tipici dell'action movie, a ristabilire la verità sulle stragi di Stato e sulle profonde divisioni che per decenni hanno lacerato il nostro Paese. Alcuni lavori sul Risorgimento, ad esempio, non hanno trovato adeguata distribuzione, così come è avvenuto per quei film che, da I fuorilegge a Segreti di Stato, hanno provato a ricostruire la strage di Portella della Ginestra.
(In)visibile è divenuto, nell'ultimo decennio, tutto ciò che non è mainstream, a fronte di una vertiginosa crescita delle fiction televisive, che hanno inferto il colpo mortale al cinema di impegno sociale, ridotto a commedia brillante sui temi di attualità. Un dato che emerge e che chiarisce molto bene quanto detto: sul portale cinemainvisibile.it, si possono contare una quarantina di film italiani che hanno trovato distribuzione in meno di 15 sale tra lo scorso anno e quello in corso.
Ovviamente, non tutti questi film sono capolavori, ma molti di questi potrebbero dare nuovo lustro al cinema italiano. Registi come Patierno, Miniero e Genovese, che pure nei loro esordi avevamo realizzato film di un certo spessore sociale, si sono piegati a logiche commerciali, puntando sulle classiche commedie su usi e costumi dell'italiano medio: è questo il segnale sintomatico di una crisi, che penalizza essenzialmente la qualità.
PROIEZIONI
8 marzo --> Fuga dal call center (2009)
Come si evince dal titolo, è un film sul precariato. Che poi si trasforma in un film sulla precarietà dei sentimenti umani, vittime consapevoli del lavoro a contratto nei call center. Gianfranco è un giovane laureato in vulcanologia, che vive con Marzia. Entrambi sono costretti dagli eventi a lavori precari, nei call center innanzitutto. Pur con i suoi difetti (la trama a volte appare fragile e la coppia di protagonisti non è delle più affiatate), Federico Rizzo è riuscito a mettere insieme toni grotteschi e brutalmente drammatici, rendendo più efficace il contenuto attraverso degli intermezzi con interviste vere a lavoratori di call center. Spettacolari le due sequenze con "lo psicologo" Tatti Sanguinetti ed "il vigilantes" Peppe Voltarelli. Sono comunque molto interessanti le caratterizzazioni di tutti i personaggi. Coprodotto da assessorati vari, sindacato e improvvisati foraggiatori dell'opera, è stato distribuito in appena 4 copie. Da proiettare nelle scuole, a scopo didattico.
Trailer Come si evince dal titolo, è un film sul precariato. Che poi si trasforma in un film sulla precarietà dei sentimenti umani, vittime consapevoli del lavoro a contratto nei call center. Gianfranco è un giovane laureato in vulcanologia, che vive con Marzia. Entrambi sono costretti dagli eventi a lavori precari, nei call center innanzitutto. Pur con i suoi difetti (la trama a volte appare fragile e la coppia di protagonisti non è delle più affiatate), Federico Rizzo è riuscito a mettere insieme toni grotteschi e brutalmente drammatici, rendendo più efficace il contenuto attraverso degli intermezzi con interviste vere a lavoratori di call center. Spettacolari le due sequenze con "lo psicologo" Tatti Sanguinetti ed "il vigilantes" Peppe Voltarelli. Sono comunque molto interessanti le caratterizzazioni di tutti i personaggi. Coprodotto da assessorati vari, sindacato e improvvisati foraggiatori dell'opera, è stato distribuito in appena 4 copie. Da proiettare nelle scuole, a scopo didattico.
15 marzo --> Bell'epoker (2003)
Ispirandosi
alla vicenda del rogo del Teatro Petruzzelli di Bari, Nico Cirasola
ricostruisce una società del XIX secolo, che si identifica perfettamente
in quella odierna: banchieri, massoni, notabili e notai occupati nei
loro affari e chiusi nelle loro sale poker. Film distribuito con
notevole ritardo (e molta fatica) rispetto alla reale produzione, che si
avvale dei camei di Nino Frassica ed Edoardo Winspeare. Subito dopo
l'uscita nelle sale, con buoni incassi per una piccola produzione come
questa, tanto da renderlo uno dei prodotti più interessanti della
pugliesità al cinema, il regista ha subito minacce di morte.Estratto
22 marzo --> Hanno cambiato faccia (1971)
Trasposizione
satirica del mito di Dracula ambientata nella società contemporanea: il
moderno vampiro è un ricco ingegnere, amministratore di un'azienda
automobilista, Gianni Nosferatù che succhia la linfa vitale dalle sue
vittime con le armi del consumismo, del lavoro, della religione,
dell'intrattenimento, della pubblicità. L'eroe è un impiegato
amministrativo, Alberto Valle, al quale Nosferatù vuole affidare il
futuro aziendale. Si tratta di un horror di stampo marxista, che si
chiude con una citazione di Herbert Marcuse, “Il terrore, oggi, si
chiama tecnologia”. Il film, diretto da Claudio Farina e vincitore del Pardo d'oro al Festival di
Locarno, è un'allucinata allegoria della società post industriale, che
resta di una straordinaria attualità, soprattutto in questo momento
storico, in cui la Fiat (Auto Avio Motor nella finzione cinematografica)
mostra, nei confronti dei propri dipendenti e dello stesso Stato
italiano, il proprio vampirismo, perché, citando Frankie Hi Nrg, “i vampiri esistono sono tra noi ma non si nascondono anzi appena possono si mostrano protetti dal consenso che trovano presso coloro i quali sbranano che più che volentieri si prestano porgendo le giugulari”.
Curiosità: nelle recensioni pubblicate dal quotidiano La Stampa, nel
1971, non si fa alcun riferimento alle proprietà dell'ingegner
Nosferatù.Estratto
29 marzo --> Segreti di Stato (2003)
Il film
di Paolo Benvenuti è il tipico esempio di prodotto realizzato per
provare a ricostruire una delle pagine più oscure della nostra storia
repubblicana.: la strage di Portella della Ginestra. Nella stesura della
sceneggiatura, Benvenuti e la moglie Paola Baroni si sono avvalsi di
una serie di consulenze e di documenti inediti desecretati dalla
Commissione Parlamentare Antimafia. La storia dei film su Portella della
Ginestra, a partire da I fuorilegge di Aldo Vergano, è complessa.
Sicuramente, il film più significativo e noto è Salvatore Giuliano di
Francesco Rosi, a cui seguono Il sasso in bocca di Giuseppe Ferrara ed
appunto il film di Benvenuti. Ognuno di questi film aggiunge un tassello
al mistero sulla strage di contadini e operai che si è consumata nel
1947 in una piana alle porte di Palermo. La particolarità di questo film
è quella di tirare dentro la vicenda dalla Cia alla Chiesa Cattolica, indissolubilmente uniti nella crociata anticomunista, seguita al Secondo
Conflitto Mondiale. Questa presa di posizione ha provocato, ovviamente,
le ire di molti esponenti di spicco della cosiddetta Prima Repubblica
ed ha reso il film bersaglio di critiche da parte di gran parte della
stampa italiana. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di
Venezia.Estratto
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