22/01/19

Sport e resistenza. Gioco e liberazione. 25 aprile 2019

Ci sono figure che, d'un tratto, racchiudono una contemporaneità che si lega al passato.

<<Di recente è valso per Romeu Lukaku, l'attaccante dello splendido Belgio in questa - ultima - Coppa del Mondo, che ha dichiarato: “Quando vinciamo sono Lukaku, attaccante del Belgio, quando perdiamo sono Lukaku, attaccante del Belgio di origini congolesi”.

Tutto questo è frutto di un colonialismo mai rimosso, dell’accettare colui che riteniamo ancora diverso come uguale a noi solo quando trionfa.
E nello sport, va ribadito, è sempre più facile individuare la vittoria.
Se non vogliamo batterci davvero per un'alternativa ai porti chiusi, all'inutile e tardiva morbosità sui corpi dei bambini esanimi, dobbiamo ripartire anzitutto da questo, da noi stessi.

Perché quest'immagine ci racconta un secondo ordine del simbolico, quello del successo tout court.
In tutto bisogna vincere.
In ogni campo si aspira alla vittoria e si scelgono modelli vincenti.

Ed è qui che dobbiamo di nuovo guardarci allo specchio.
È stato quando abbiamo espulso dal nostro immaginario gli esseri umani perdenti, sbagliati, difettosi, che abbiamo aperto la strada ai populismi razzisti e reazionari.>> (I diavoli).


Questo è lo spirito del prossimo 25 aprile 2019 alla Villa Fermani di Corridonia.
Sport e resistenza. Gioco e liberazione.

- Sport inteso come un insieme di tifo, partite, allenamenti ed istituzioni nelle quali sono possibili coraggiose scalate sociali. Dove il riscatto si ottiene tramite la vittoria in una disciplina e può portare gli “emarginati” sul piedistallo più alto.
Accade però, molto spesso, che il cono di luce del successo illumini soltanto una minoranza di persone. Ed anche per poco tempo.

Per questo è necessario dare risalto allo sport organizzato dal basso nel quale la notorietà risulta essere il non obiettivo, mentre invece primeggia l'idea di condivisione e partecipazione che ci farà andare lontano.

- Gioco inteso come attività improduttiva, libera, spontanea ed innovativo, costruito nel quotidiano. Dove le regole son create dai partecipanti, cosa che a volte risulta l'unico modo per far includere gli esclusi.

Ed è così che immaginiamo quel giorno pieno di attività ludiche, atipiche, non convenzionali rivolte a bambini ed adulti.

<<Quando giocavo, fui punito in un solo caso. Erano gli anni fascisti, io entrai in campo senza fare il saluto romano, strinsi la mano al capitano avversario e l’arbitro me la fece pagare. Io non sono mai stato fascista. Anche in Nazionale: mi adeguavo, ma non approvavo. Dei giocatori, soltanto Monzeglio era un fanatico in camicia nera. Anche Pozzo non confondeva la politica col calcio, e difatti faceva in modo che del Duce non si parlasse mai. Sì, eravamo obbligati a fare il saluto, a recitare, e io recitavo. Ma mai ho preso la tessera: se si ama la libertà, non si può essere fascisti>> (Aldo Olivieri, portiere della Nazionale campione del mondo nel 1938).



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