Nel continuo scorrere del tempo i giorni non lavorativi diventano dei rari momenti di svago e riposo. Si perde la concezione del passar del tempo. Si sta invecchiando. C'è, però, di peggio. Non ci si accorge dell'importanza di alcuni simboli. Il 25 aprile per esempio. Viviamo in un irrefrenabile stato di superficialità che non ci fa distinguere una giornata feriale dalla Giornata di Liberazione dalla dittatura. Disattenzione dalla sostanza. Dai valori e dalle radici.
Il distaccamento dal senso della nostra vita sociale è figlio legittimo della post-modernità. Non solo. Tale stato è cementificato dai piani di alcuni partiti politici. È necessario fare qualche esempio.
- Che senso può dare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, quando alla domanda se si sente antifascista risponde che invece di essere antifascista preferisce risolvere i problemi agli italiani. Una dichiarazione che non esaurisce la questione della defascistizzazione dello stato in auge dalla nascita della repubblica. La stato italiano, in realtà, inizia i suoi passi con un generale colpo di spugna tramite l'amnistia del 1946. Erano altri tempi. Certamente era difficile trovare una soluzione giusta nel fratturare il recente apparato dello stato. Ma la mancata e decisa frattura, oggi, sembra diventata al contrario una ritorno del fascismo. O almeno alcune parti di esso. Come il razzismo, potere assoluto al governo, ricerca spasmodica del consenso, autoritarismo, limitazione della libertà di stampa, propaganda di partito. Insomma, atti anticostituzionali.
- C'è dell'altro. Se la genesi della nostra democrazia è nella resistenza, che senso può dare il disegno di legge che riconosce l'onoreficenza di repubblichini all'Ordine del Tricolore? Tale legge prevede l'indifferenziazione di coloro che volevano un paese libero e quelli che combattevano per la dittatura. Unire per confondere insomma.
- Che senso può avere uno stato nato dall'antifascismo che sradica l'antifascismo? Non deve sorprendere, anzi deve allarmare, la progressiva opera revisionistica che ha come ultimo esempio l'esclusione della Resistenza nell'ultimo anno dai curricola scolastici dei licei. Cancellare per far dimenticare.
È come vivere in un vortice dove un disorientante assenza di senso ci catapulta nelle nicchie esperienziali senza un minimo di bussola collettiva, senza la nostra memoria condivisa che ci spieghi cosa succede, come interpretare l'avvenire. Senza radici, spaesati nei nostri paesi.
Hanno i partigiani combattuto per questo?
Il fascismo è stato un regime politico dittatoriale che ha soffocato ogni tipo di libertà individuale, che ha realizzato il sanguinoso progetto coloniale, che ha perseguito il folle ideale razzista ed ha deportato degli uomini soltanto per la loro religione, che ci ha trascinato nell'ecatombe della Seconda Guerra Mondiale. C'è da chiedersi, perché continuare a far sopravvivere la memoria di quella data?
Oggi non comprendere l'importanza dei nostri simboli nazionali, come la Giornata della Liberazione, significa far scadere il valore della società democratica. Ricordare il 25 aprile significa rimarcare uno dei tasselli fondamentali su cui si fonda la nostra vita sociale. Qualcuno abbia l'onestà intellettuale di domandarsi. Che cosa vuol dire con-vivere nella Repubblica Italiana? Non abbiamo qualcos'altro in comune al di là della religione, considerato poi l'avanzato processo di secolarizzazione, e la sfrenata cultura del consumismo?
Certo che abbiamo dell'altro in comune. Abbiamo la condivisione dei principi inviolabili dell'uomo riconosciuti dalla costituzione, abbiamo la nostra storia scritta nelle cicatrici dei volti dei nostri padri, abbiamo in comune la tradizione nazionale e locale.
La sostanza c'è. C'è soltanto da ricordarsela. Da risvegliarsi. È questo il motivo cardine per il quale Sciarada ha organizzato la Festa della Liberazione a Corridonia. E lo fa con lo slogan radicato/dinamico. La radice è nella comunità locale che si univa nelle spontanee feste popolari. Quelle feste partecipate nelle quali si salutavano calorosamente i partigiani e i soldati Alleati che liberavano l'Italia. La radice è la nostra bussola che permette di trovare l'identità e di affrontare la post-modernità. La dinamicità, invece, sta nel flusso costante delle nostre idee e manifestazioni, alla continua ricerca di far riscoprire le nostre buone radici. La dinamicità è l'azione di coloro che tramite l'associazionismo o singolarmente lottano per un idea di futuro migliore. L'idea comune non è un entità esoterica, lontana. C'è già. La nostra costituzione è la nostra radice.
Abbasso il fascismo! Viva l'Italia! Viva la resistenza!
2 commenti:
complimenti per la bellissima iniziativa!!! continuate così.
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
matteo
linko un interessantissima conferenza sulla memoria tenutosi proprio il 25 aprile in contemporanea alla festa sciaradica. Si tratta di una discussione tra Scalfari, Serra, Tornatore e Veltroni nell'ambito del Festival internazionale del giornalismo di perugia.
Eccola, magari merita pure un post tutto suo:
http://ijf10.ilcannocchiale.tv/video/2273
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