26/05/13

"S.O.M.S & IO"

Da Soms 150. Appunti per una memoria condivisa, il contributo dello sciaradico Francesco Spè.




La prima volta che ci misi piede mica me la ricordo un granché. Non rammento nemmeno che gruppo suonasse. Ricordo però lo stupore. Quello sì. Ai tempi ero già un gran pezzo di adolescente capace di superare, pur a stento, l'immaginario coltivato da fervido bimbetto grazie al quale le rare volte che sentivo pronunciare l'espressione “società operaia mutuo soccorso” si visualizzava nella mia mente una tavolata di attempati trotskisti alla prese con l'elaborazione di piani quinquennali. Eppure, nonostante mi avessero avvertito che si trattava di un locale e che qualcuno vi suonava dal vivo, quando varcai per la prima volta quel portone dinanzi al quale ero passato decine di volte provai un piacevole straniamento. Ma che è? Davvero Corridonia, la bistratta Corridonia – da me e da altri – vantava un posto così? Cosi capace di farmi a sentire a mio agio intendo, dove con agio non mi riferisco a comodità e confort, non propriamente virtù della SOMS di Corridonia, né il fin troppo accomodante benvenuto che altri posti sanno dare. Il tipo di agio che dico io è il sentirsi in profonda sintonia con l'ambiente, con l'odore, con le luci, e sopratutto con la gente dietro e oltre il bancone. Ecco, tra me e la SOMS fu subito agio. E negli oltre 10 anni che la bazzico 'sto agio è andato crescendo, negli ultimi tempi sopratutto. Il fatto è che in questa cosa della *società operaia mutuo soccorso di Corridonia* mi ha preso proprio. Mi piace la squadra. Tifo per lei. Perché quei ragazzi che mi spillavano (e mi spillano) la birra e che creavano (e creano) coraggiosi aperitivi ora li conosco per bene e conosco anche i motivi che li spingono ai sacrifici che fanno per portare avanti questo progetto, fatto non solo di ricercate serate musicali e sperimentazioni culinarie, ma anche di impegno politico e sociale e di tentativi di formazione culturale e pratica.

La SOMS è posto di conflitto e convivialità, di programmazione e improvvisazione, di sforzo e di festa. Lo è ora, e sono convinto lo sia stata in tutti i suoi 150 anni di vita (auguri!) e che lo sarà in quelli che verranno. A patto che noi che tifiamo per lei proviamo darle concretamente una mano non limitandoci a celebrarla a parole. Maniche da rimboccare, menti da spremere. Impegno e idee. Mutuo soccorso.

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