RESILIENZA è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.
La festa “Sono antirazzista E...” è stata un atto di *resilienza*.
Questa parola di cui nemmeno noi avevamo cosi chiaro il significato e
così foneticamente vicina a quella *resistenza* che andiamo orgogliosamente sbandierando, descrive al meglio il nostro tentativo di far
fronte in maniera creativa, aperta e umana alle difficoltà incontrate
nella organizzare della Festa della Liberazione di Corridonia di
quest'anno. Alla mancanza di fondi pubblici eravamo abituati e abbiamo
imparato a non lamentarcene. Del resto non c'è nulla di meno resiliente
che il vittimismo. Ammettiamo però che dopo 5 anni di impegno e
volontariato aver *dovuto scegliere* di non fare la festa a Villa
Fermani, Bene Comune cittadino, è stato un *trauma* mica da ridere, che
ci ha causato disagi ed enorme dispiacere.
L'enorme dispiacere
non è soltanto legato alla rinuncia forzata allo spazio della nostra
città più bello e adatto ad una manifestazione del genere, sono *i
perché* di questa impossibilità a farci amaramente riflettere. *Perché*
che si celano nella profonda difficoltà da parte delle istituzioni
cittadine di cogliere la specificità e l'importanza della Festa della
Liberazione dal Nazi-Fascismo, che non può essere “trattata” alla pari
di una sagra né ridotta alla sola commemorazione ufficiale. Stiamo
parlando della festa nazionale che celebra la fine della dittatura ed è necessario sia partecipata, fresca, viva, come pensiamo essere riusciti a
renderla dal 2010 ad oggi.

E ci sono altre due cose che ci hanno amareggiato.
La prima riguarda una delle motivazioni apportata alla cancellazione del
graffito «Ora e sempre Resistenza» realizzato il 25 aprile 2013 sul
palco di Villa Fermani dai writers di Art in progress, ovvero: «Qualcuno si può offendere nel
leggerlo». A chi offende la Resistenza? Cosa si può trovare di offensivo
in queste 4 parole di Piero Calamandrei?
Proprio la partecipata conversazione con Matteo
Petracci tenutasi il 25 aprile è stato il momento di riflessione sulla
componente meticcia della lotta partigiana, e sul profondo legame che
lega l'antirazzismo e l'antifascismo.

La nostra *reazione
resiliente* alla difficoltà di cui sopra è stata quindi inventarci una
festa antirazzista nel nostro spazio quotidiano, quello della SOMS,
Società Operaia di Mutuo Soccorso, nata 152 anni fa.

Tale scelta non è
stata di certo esclusiva (non avevamo né abbiamo nessuna voglia di
rintanarci al sicuro e raccontarcela tra noi) bensì quantomai
*inclusiva*. Abbiamo infatti *aperto* la SOMS alle piazzette circostanti
e ad associazioni cittadine con le quali non avevamo mai collaborato
prima, ricevendo, a seconda dei casi, rifiuti (pensiamo frutto di
stereotipi) o, più spesso, sincera partecipazione.
Il risultato è stato
una tre-giorni di iniziative che hanno reso viva come non mai la nostra
SOMS, “unita” il più possibile a Piazza Filippo Corridoni dove si sono
tenute le iniziative dell'ANPI cittadina tra cui l'inaugurazione della
splendida e struggente mostra di vignette di Mauro Biani “Satira migrante. Vignette clandestine e satira antirazzista”, accompagnata dalla banda musicale di Corridonia.
Il partecipato incontro “Da Aleppo a Kobane, raccontando resistenze” del 23 aprile con la proiezione del documentario “Young Syrian Lenses” in presenza dell'autore Filippo Biagianti e con la testimonianza dell'attivista David Bastioli ("Rajova Calling!") ci ha fatto riflettere insieme su due resistenze lontane e al contempo vicine.
Le scelte musicali del 24 e del 25 aprile hanno spaziato tra sonorità jazz (Filippo Gallo Quartet), elettroniche (Martello e Drink to me) e funk (Andrew and his sensational records) riscontrando apprezzamento e trasporto da parte dell'eterogeneo pubblico presente.
Le mostre/installazioni fotografiche - “Al Karama” (di Alessia di Summa, accompagnata da un toccante reading di Martina Nasato) e “Campo Rom Barra” (di Raffaele “Tylerdurdan”) - ci hanno fatto vedere e ascoltare corpi e storie indimenticabili di campi Rom sempre più colpiti da razzismi urlati, collegandoci con le realtà di Latina e Napoli. E anche in cucina abbiamo cercato di esprimere l'interculturalità della festa, sperimentando fusioni tra ricette marchigiane ed orientali.
“Sono Antirazzista E...” ha colpito e ci fanno un sacco piacere i complimenti di coloro che vi hanno partecipato come ospiti (dai musicisti ai fotografi passando per i relatori) rimasti sorpresi e felici da quello che siamo riusciti a fare, sottolineando la difficoltà di trovare realtà vive come la nostra nei propri territori. Proveremo negli anni a venire a far continuare tutto questo, cercando di rinnovarci sempre e tirando fuori ancora la nostra resilienza, sperando che ne serva un po' meno e che le istituzioni cittadine capiscano quanto possa e debba essere bella la Liberazione.
Ps: oi, un abbraccio a tutt* quell* che hanno partecipato e sostenuto in qualsiasi modo “Sono

Alla prossima. Domani e ovunque.
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